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SPECIFICA TECNICA DI SELEZIONE APE ITALIANA

Gli allevamenti da reddito, e la stessa apicoltura, spesso richiedono prestazioni performanti: prevale così l’interesse per le maggiori produzioni e per alcune caratteristiche comportamentali che in natura non sempre si esprimono agli alti livelli attesi da un’impresa a esclusivo indirizzo economico.
C’è quindi bisogno di accelerare il processo di selezione naturale e, contestualmente, di migliorare anche le risorse genetiche offerte dal territorio.
Tale processo di miglioramento, tuttavia, dovrebbe essere prevalentemente indirizzato alla correzione di anomalie e forzature introdotte dall’uomo, come pure orientato ad un graduale adattamento ai caratteri
delle popolazioni di api che meglio rispondono ai mutamenti climatico- ambientali. La rapidità di tali fenomeni, infatti, rispetto alla capacità di reazione e selezione naturale delle api, va comunque raccordata
con la necessità di mantenimento del patrimonio genetico dell’ape italiana al fine di preservare la straordinaria sintesi biologica e l’equilibrio che le popolazioni di api presenti sul nostro territorio hanno saputo tra loro realizzare, custodendo ciascuna le caratteristiche funzionali tipiche di un’apicoltura moderna e specifiche del patrimonio genetico che l’Italia intende preservare e valorizzare.
Gli apicoltori, pertanto, pur traendo vantaggio nell’utilizzare regine che riescono ad esprimere caratteristiche fenotipiche sopra la media e che abbiano comportamenti omogenei, in modo da poter ottimizzare
una gestione “cadenzata” e “calendarizzata” degli apiari, dovrebbero sempre tenere presenti gli orientamenti di carattere generale e di interesse collettivo, insieme a quelli di interesse aziendale.
Quindi, oltre ad essere in grado di produrre eccellente qualità biologica, è necessario mettere in aIo un programma di selezione permanente sul materiale che tutti siamo impegnati a riprodurre. Questi sono
esattamente gli obiettivi della selezione: individuati i “confini” della popolazione su cui lavorare (nel caso specifico tali confini sono rappresentati dalla conformità all’ape italiana), è necessario misurare i caratteri di diverse colonie al fine di individuare il riproduttore che meglio esprime le caratteristiche desiderate; è necessario poi evidenziare le diversità tra i vari riproduttori, al fine di differenziare il prodotto da immettere sul mercato. Come ultimo punto è indispensabile mettere in atto strategie di controllo dell’accoppiamento dei riproduttori scelti, al fine di consentire un rapido progresso del percorso di selezione.

In ogni programma di selezione va considerato che: 

  • la diversità è alla base della vitalità, e la selezione opera nella direzione opposta; 
  • la selezione per linee serve a concentrare il carattere desiderato; 
  • la diversità delle linee è utile a mantenere la vitalità della popolazione; 
  • la selezione per incrocio di più linee è utile per generare una combinazione delle caratteristiche, sfruttando il vigore dovuto al massimo effetto di eterosi.

I principi generali a cui attenersi sono da ricondurre ad uno schema di selezione generale che si basa sull’individuazione di individui riproduttivi, in linea femminile e maschile, attraverso il sistema di valutazione delle performance.

Uno schema sintetico di riferimento può essere il seguente.
Il primo anno verranno formati nuclei (cercando di garantire le stesse dimensioni in termini di popolazione, covata e condizioni igieniche/sanitarie) nei quali verranno inseriti uno o più gruppi di regine sorelle (8-10 regine per linea) appartenenti alla stessa linea genetica, accoppiatesi nello stesso giorno e medesimo apiario. Qualora non sia adottato un sistema di tracciabilità genetica, è necessario adottarne uno in quanto fondamentale per la gestione e l’impostazione dei piani di selezione.
Queste colonie, nella stagione successiva (secondo anno), saranno sottoposte a valutazione (secondo il modello europeo di valutazione) delle performance per la stima dei valori genetici. Sulla base di quest’ultimi, verranno individuati i migliori individui che andranno a costituire le madri, le quali verranno poi riprodotte nel terzo anno.

È bene mettere in valutazione diversi gruppi di sorelle in modo da ottenere più madri appartenenti a linee genetiche distanti e non incorrere in problematiche dovute a consanguineità tra riproduttori.
Nel terzo anno, la regina identificata come capostipite della linea maschile, verrà riprodotta e le regine figlie ricavate saranno inserite in appositi alveari per la produzione dei fuchi.
Il rapporto di alveari a fuchi/regine da fecondare è di 1 alveare per ogni 10 regine vergini, ove il metodo di produzione di fuchi sia incentivato tramite apposito favo a cella maschile

Il controllo del momento dell’accoppiamento e quindi il controllo delle genetiche a cui appartengono fuchi e regine, è fondamentale per il miglioramento delle performance delle future generazioni. La regina identificata invece come capostipite materna, verrà utilizzata per la produzione di vergini, le quali si andranno ad accoppiare con i fuchi prodotti.

A tal fine è fondamentale l’individuazione di un areale di fecondazione idoneo, a bassa densità apistica, da saturare con la propria popolazione maschile.

Già dal terzo anno o dal successivo, verranno costituiti nuovamente nuclei per la valutazione delle performance come sopra descritto. Questo permetterà la valutazione dei progressi ottenuti dal controllo degli accoppiamenti e l’individuazione delle future madri.

È comunque necessario e fatto obbligo sottoporre ad esame morfometrico le regine che verranno individuate come riproduttori prima che queste vengano utilizzate. In ogni programma di selezione la “valutazione” svolge un ruolo centrale. Il modello di valutazione delle performance delle colonie di api è basato sulla misurazione più o meno oggettiva dei caratteri manifestati. I caratteri genetici di una regina sono espressi attraverso il comportamento della prole, pertanto attraverso l’osservazione e la valutazione della colonia, è possibile stimare e dare un valore per i diversi caratteri osservati.

Il modello di valutazione conta diversi caratteri come oggetto di valutazione; può tuttavia variare e ampliarsi a seconda dell’obiettivo del piano di selezione.

È buona prassi considerare almeno i seguenti tratti:

  • Produzione di Miele;
  • Sviluppo popolazione;
  • Inclinazione alla Sciamatura;
  • Docilità;
  • Comportamento Igienico;
  • Controllo dell’infestazione da Varroa;
  • Capacità di invernamento

Questi caratteri vengo misurati con un valore compreso in una scala da 1 a 4, dove 1 è insufficiente e 4 ottimo. La valutazione inizia generalmente in autunno, o comunque dal momento in cui si è certi che il ricambio genetico di api sia completato negli alveari oggetto di valutazione.

Le indicazioni su appartenenza genetica e ambiente di valutazione, sono la base per l’elaborazione dei valori genetici.
I valori genetici possono essere elaborati, nel sistema BeeBreed, da un algoritmo (BLUP) capace di scorporare l’influenza dell’ambiente e della tecnica apistica sulle performance misurate, a patto che le colonie di ogni apiario abbiano goduto dello stesso trattamento (tecnica apistica) e del medesimo ambiente.

 

PRODUZIONE DI MIELE

La produzione di miele viene misurata pesando i melari ad ogni prelievo di miele, che avverrà simultaneamente per tutte le colonie in valutazione. Per la rilevazione è sufficiente una bilancia con precisione di 0,1 kg. La tara si può considerare ininfluente se si utilizzano melari dello stesso modello. E’ conveniente tenere annotati separatamente i valori di produzione dei diversi raccolti, in modo da poter documentare la capacità di una colonia di sfruttare una particolare risorsa nettarifera o un preciso momento della stagione.

Ai fini del programma di miglioramento è necessario rilevare il peso complessivo della produzione di una famiglia nell’arco dell’intera stagione. Eventuali nutrizioni, aggiunte e/o rimozioni di favi con scorte non dovrebbero avvenire: qualora necessarie vanno annotate. Il miele immagazzinato nei telai da nido non rientra nel dato sulla produttività.

Nei periodi invernali è necessario quantificare anche il consumo delle scorte di ogni famiglia o eventuali nutrizioni fornite, in quanto questo valore andrà sottratto alla produzione dell’anno precedente. Per tale misurazione, ove non sia possibile farla con bilance pesa-alveari, è sufficiente utilizzare il “metodo in sesti” con due rilevazioni (una all’invernamento e una alla fuoriuscita dell’inverno).
Alcuni selezionatori sono propensi a misurare la produzione di miele in un intervallo di due stagioni, anziché una. E’ possibile, per chi volesse acquisire anche questo dato, utilizzare un sistema che consente di non dover attendere il termine della stagione per avere comunque un dato sulla potenzialità di raccolto di una famiglia: all’inizio del primo flusso nettarifero principale (es: sulla al Centro-Sud, acacia al Nord), si collocano i melari contemporaneamente sulle famiglie e li si pesano dopo 3 giorni di raccolto.

 

SVILUPPO DELLA POPOLAZIONE

Dipende da numerosi fattori, direttamente associati alla regina (es: tasso di deposizione giornaliero), dipendenti dal momento stagionale (flussi nettariferi, infestazione da varroa), dalla gestione dell’alveare e non ultimo da comportamenti collettivi della colonia. A seconda dell’obiettivo si possono scegliere dunque diverse metodologie per valutare lo sviluppo di una colonia di api. Tuttavia, l’incremento del numero di api adulte e dell’area di covata sono parametri utili a diversi scopi: sono correlati all’adattamento locale, alla capacità di invernamento e riflettono inoltre una potenziale capacità produttiva della colonia stessa. Pertanto, ispezioni periodiche mirate a misurare la quantità di api e covata presenti, sono indispensabili. Uno dei metodi più utilizzati, in quanto rappresenta un compromesso accettabile tra sforzo nel rilevamento e accuratezza del risultato, è il “controllo in sesti” della colonia. Il metodo del “controllo in sesti” consente di valutare contemporaneamente alla forza della famiglia anche la qualità nella “organizzazione del nido”: la capacità delle api di sfruttare i favi per l’immagazzinamento di miele e polline è profondamente diversa e una attenta ispezione può evidenziare le famiglie che siano più precoci nell’allontanare le scorte in primavera, consentendo un rapido sviluppo alla famiglia, oppure quelle più prudenti, rapide nell’immagazzinare scorte vicino al nido al termine dell’ultimo raccolto importante della stagione. Sempre durante il controllo in sesti si ha la possibilità di valutare la qualità della covata in termini di “compattezza”, ovvero la regolarità e l’ordine nella costruzione dei favi. Tali ulteriori rilevamenti possono essere annotati e rivelarsi utili al momento di prendere le decisioni su quali individui selezionare per le future generazioni.

 

INCLINAZIONE DELLA SCIAMATURA

Misura l’istinto della colonia a sciamare e la sua persistenza. Si rileva nel periodo della sciamatura, ossia in corrispondenza del primo flusso nettarifero importante in stagione, ispezionando ogni telaino della colonia ad intervalli regolari (7-9 giorni). È necessario rilevare il dato assegnando un punteggio da 1 a 4, ma come nota ulteriore è possibile registrare anche il numero di celle reali allevate da ogni famiglia.

  • 1 = elevata: Febbre sciamatoria: la colonia sciamata o che sta per sciamare può essere controllata solo con interventi radicali (es. divisione famiglia e formazione nucleo).
  • 2 = moderata: Elevata tendenza alla sciamatura, indicata da continua costruzione di celle e manifestazione sintomi tipici (riduzione covata, snellimento regina, riduzione costruzione dei favi, ecc.).
  • 3 = scarsa: Bassa tendenza alla sciamatura, con presenza di celle reali ma senza sintomi evidenti (può essere risolta con la distruzione delle celle e l’inserimento di fogli cerei).
  • 4 = assente: La colonia non manifesta tendenza a sciamare. (non c’è presenza di celle reali).

Al fine di valutare questo parametro in modo obiettivo, non bisogna tenere conto di eventuali celle di sostituzione. Il punteggio associato alla colonia a fine stagione sarà la media dei valori rilevati nell’arco della stagione.

Un criterio di scelta di questo tratto è la “giusta propensione alla sciamatura” tenendo ben presente la considerazione che la vitalità di una famiglia si misura anche dalla sua voglia di riprodursi e, quindi, dal suo istinto a garantire la perpetuazione della specie.

DOCILITÀ

È la tendenza delle api a pungere se infastidite. Nuovamente, è necessario rilevare il dato mediante un punteggio utilizzando una scala da 1 a 4 (volendo utilizzando anche i “mezzi punti”). Non è necessario rilevare questo parametro ad ogni ispezione, ma è importante valutare le colonie tutte contemporaneamente ed avendo cura di rilevarla durante giornate in cui le condizioni di lavoro siano ottimali. Nelle giornate in cui si desidera rilevare questo parametro, è bene ridurre l’uso del fumo all’apertura delle casse. È inoltre importante estrarre delicatamente il primo favo di ispezione, avendo cura di non schiacciare api per non scatenare l’aggressività.
Ecco come vengono assegnati i punteggi per la docilità delle api:

  • 1 = aggressive: Le api attaccano anche se non disturbate (non rispondono all’utilizzo del fumo).
  • 2 = poco aggressive: Visitabili, singole api attaccano e pungono durante la visita (nonostante l’utilizzo costante di fumo).
  • 3 = mansuete: La colonia può essere facilmente visitata senza essere punti (utilizzando il fumo con moderazione).
  • 4 = molto mansuete: Non sono necessari fumo e indumenti protettivi durante la visita.

A fine stagione si farà la media dei punteggi rilevati. Anche in questo caso, la valutazione selettiva dovrà premiare i livelli “giustamente docili”, ricordando che la capacità di difesa delle api è anch’essa un istinto che va preservato perché legato alla “vitalità”.

NOTA: negli apiari di valutazione dove più alveari sono alloggiati sul medesimo supporto, la rilevazione di tale dato può essere influenzato dall’ordine di visita; ad ogni controllo sarà dunque utile variare l’ordine con cui si ispezionano gli alveari, per non “avvantaggiare” alcuni alveari rispetto ad altri.

COMPORTAMENTO IGIENICO

Misura la capacità di una colonia di individuare covata morta e la sua tempestività nel rimuovere tali larve. La misurazionediquetocarattere puòdunquesere di estremo interesse inprogrammi di allevamento e selezione che abbiano tra gli obiettivi la resistenza a patogeni eparassiti. È un metodo poco invasivo ma, al finedi misurare questo comportamento è necessario uccidere alcune larve: le principali modalitàcon cui farlo sono il “pin test”, il congelamentodi una porzione di covata mediante l’utilizzodi azoto liquido (direttamente versato sul favooppure con rimozione di una porzione di favo,successivamente ricollocata) oppure l’utilizzodi calore. A distanza di un intervallo di temponoto si andrà poi ad annotare la percentuale dilarve completamente rimosse e questo dato è lastima del “comportamento igienico” di una colonia.
È necessario ripetere il test almeno duevolte nell’arco della stagione, lasciando intercorrere almeno 40 giorni tra un test ed il successivo.

L’utilizzo del “pintest” è il più praticabile, economico e sicuro per l’operatore. È un metodoche sipresta ad essere effettuato anche su unnumero molto elevato di colonie.

Materiale necessario:

  • unapinzetta perciglia;
  • unacornice romboidale che includa circa 100celle di covata da operaia;
  • spillientomologici (‘misura 2’ o similare);
  • unpennarello avernice apuntasofficie vernicemarca-regine o correttore tipografico “bianchetto”. 

PROCEDURA OPERATIVA

  • Aiutandosi con la pinzetta per aprire gli opercoli, si identifica una zona di covata compatta sufficientemente ampia (10 x 10 celle) che ospiti giovani pupe (stadio di sviluppo occhi bianchi/occhi rosa);
  • si posiziona la cornice romboidale sull’area di covata così individuata;
  • con il pennarello o la vernice si marcano gli opercoli degli angoli in alto a sinistra e in basso a destra;
  • si forano 50 celle di covata opercolata con lo spillo, procedendo da sinistra a destra partendo dalla prima riga in alto; vengono saltate nella conta eventuali celle che non contengano covata; prestare attenzione a forare nel centro dell’opercolo ed andando in profondità per l’intera altezza della cella;
  • viene marcata con il pennarello o il marca regina la cella numero 51;
  • viene annotato il numero di celle che sono state saltate nella conta;
  • viene annotato l’orario in cui il test è stato eseguito;
  • viene inoltre marcato il favo su cui è stato eseguito il test prima di riporlo nella sua posizione originale, al fine di facilitarne l’individuazione al momento della verifica del risultato.
 
VERIFICA DEL RISULTATO
Trascorse 6-18 ore dalla foratura si esegue la lettura del risultato, vengono contate le celle ancora opercolate; questo numero è sottratto da 50 e fornisce il numero di celle disopercolate e rimosse; il valore così ottenuto moltiplicato per 2 corrisponde alla percentuale di celle rimosse.
 
Il test va ripetuto un minimo di 2 volte durante la stagione attiva, lasciando intercorrere almeno 40 giorni dalla costituzione della colonia e almeno un mese tra un test ed il successivo.
 
Il comportamento igienico della colonia sarà ottenuto calcolando la media aritmetica dei valori rilevati nella stagione. È utile operare in giornate in cui le condizioni di lavoro sono ottimali, evitando momenti di intenso raccolto.
 
NOTA: Il potere discriminatorio del test aumenta quando la media del risultato ottenuto tra tutte le colonie ispezionate è di circa il 50% nell’intervallo di tempo scelto. Pertanto, l’intervallo di lettura del risultato se la media ottenuta è inferiore al 50%, si può rileggere il risultato qualche ora più tardi; diversamente, se la media ottenuta è molto superiore al 50%, un intervallo di tempo più breve è consigliabile alla successiva ripetizione del test.
 
 
DINAMICA DI POPOLAZIONE DELLA VARROA
 
Un parametro potenzialmente indicativo di tolleranza alla Varroa è desumibile dalla capacità delle api di controllare il tasso di crescita degli acari stessi nell’arco della stagione. Questo viene stimato misurando regolarmente il tasso di infestazione della colonia. Collegato a questo aspetto vi sono anche altri fattori, non direttamente imputabili alla migliore performance delle operaie (come ad esempio una minore fertilità degli acari stessi, oppure una non regolare attività di deposizione della regina). Tuttavia, è nuovamente un carattere adottato da alcuni selezionatori per riprodurre colonie (o acari!) dalle caratteristiche desiderate.
 
A seconda del momento stagionale, i metodi adottati possono utilizzare la conta della mortalità naturale degli acari, l’infestazione sulle api adulte oppure l’infestazione nelle celle di covata opercolata. Tutti questi metodi di rilevamento hanno un margine di incertezza più o meno ampio. Pertanto, per irrobustire il risultato, è utile ripeterli nella stagione, anche se l’impegno richiesto può a volte essere notevole.
 
Ciò premesso, si suggerisce la seguente procedura:
  • stimare la caduta naturale in primavera;
  • valutare il tasso di infestazione sulle api adulte in estate/autunno.
 
STIMA DELLA CADUTA NATURALE
 
In periodo di buona importazione di polline, disporre sul vassoio del fondo mobile precedentemente pulito olio di vaselina o un foglio adesivo; ogni 5-8 giorni sostituire il fondo e procedere alla conta degli acari presenti; ripetere l’operazione sino a coprire un intervallo di tre settimane. La somma degli acari contati nel periodo va divisa per il numero esatto di giorni di rilevazione del dato: il valore ottenuto va annotato come “tasso di mortalità giornaliera” degli acari.
 
TASSO DI INFESTAZIONE DELLE API ADULTE
 
Può essere calcolato mediante il metodo dello “zucchero a velo” o attraverso il “lavaggio di api” con acqua saponata o soluzioni alcoliche. I protocolli di questi metodi sono facilmente reperibili e sono anche disponibili dispositivi commerciali utili allo scopo. La scelta del metodo è lasciata libera, raccomandando le seguenti indicazioni generali: operare in condizioni favorevoli in assenza di saccheggio, utilizzare una bilancia da cucina (precisione 1 o 2 grammi) per pesare le api e di conseguenza derivarne il numero (10 api adulte sono circa 1 grammo), utilizzare non meno di 200 api ad ogni controllo, agitare per almeno 60 secondi prima di procedere alla filtrazione degli acari e successiva conta degli stessi. Il numero acari diviso per il numero delle api (moltiplicato per 100) mi restituisce il valore percentuale del tasso di infestazione. Ripetendo la prova mensilmente nella stagione attiva, si ha una stima del tasso di crescita della popolazione di acari all’interno della colonia.
 
CAPACITÀ DI INVERNAMENTO
 
Una caratteristica correlata all’adattamento alle condizioni locali. Diverse linee genetiche si comportano in modo differente alla fine dell’estate: alcune interrompono precocemente la deposizione di covata, altre la protraggono; la capacità di produrre api svernanti di buona qualità e in numero sufficiente a passare l’inverno è un importante parametro. Il momento di interruzione della covata, se esiste, è un dato rilevante. Così come la capacità di muovere le scorte e renderle accessibile ad un glomere compatto. Sebbene la sensibilità del selezionatore giochi un ruolo importante in questo genere di valutazioni, è comunque necessario produrre degli “indici” utili a misurare la capacità di svernamento, per tradurre le osservazioni in numeri. La forza della colonia viene misurata con il “metodo in sesti” precedentemente descritto, ad un intervallo temporale ben definito: ad esempio una misurazione prima dell’invernamento (ottobre, novembre), ed una misurazione all’uscita dell’inverno (in corrispondenza del primo apporto di polline disponibile, comunque prima della nascita di molte api nuove). Il consumo di scorte viene derivato dalla misura in sesti, tenendo anche conto di eventuali nutrizioni che si fossero rese necessarie nell’inverno.
Un semplice indice di invernamento per ciò che riguarda le api adulte (IA) è calcolato come segue
IA = (n° di api a fine inverno) / (n° api inizio inverno)
 
Questo indice può poi essere combinato ad un secondo, analogo, relativo al consumo di scorte. In generale, un alto indice di invernamento e un basso consumo di scorte sono indicatori di una colonia in buono stato sanitario oltre che di interruzione prolungata della covata, capacità di termoregolare in modo efficiente e di mantenere un glomere stabile. Questo indice può inoltre essere successivamente correlato alla capacità di ripresa primaverile.
 
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